Tortura: Senato sospende esame ddl. Prescrizione, verso l’accordo

La sinistra attacca il premier ritwittando un vecchio post di Renzi nel quale diceva: “Quel che dobbiamo dire, lo diremo in Parlamento”. Lega esulta, protestano Si e M5s. Se il reato fosse stato in vigore, sarebbe stato contestato per l’irruzione della Polizia alla Diaz durante il G8. E nei casi Cucchi, Uva e Aldrovandi

di ALBERTO CUSTODERO                     – 19 luglio 2016 –

 

ROMA –  L’esame del ddl per l’introduzione nell’ordinamento italiano del reato di tortura (in particolare commesso dalle forze dell’ordine), è sospeso fino a data da destinarsi. Mentre sulla prescrizione si delinea l’accordo: stop dopo primo grado. La ripresa dell’esame del disegno di legge tortura era prevista per oggi, ma Lega, Fi e Cor hanno chiesto – e ottenuto dalla conferenza dei capigruppo – la sospensione. Esulta il Carroccio, protestano Si e M5s. Discutendo sul ddl, le forze politiche si sono divise tra chi difende le forze di polizia (come Lega e Fi, secondo cui il reato sarebbe una punizione nei loro confronti, o un intralcio al loro lavoro). E chi, come Si – soprattutto dopo il caso della Diaz di Genova – invoca uno strumento normativo a garanzia della correttezza dell’attività degli uomini in divisa, per punire derive o violenze non giustificate dalla legge o dalle regole di ingaggio. Per riportare il dibattito entro il corretto ambito politico, è intervenuto il capogruppo dem a Palazzo Madama, Luigi Zanda.

Zanda, Pd: “Non è provvedimento contro polizia”. “È un provvedimento che non intendiamo affatto abbandonare – spiega il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda – abbiamo accettato non volentieri la sospensione perché dobbiamo valutare la maggioranza che sostiene questo ddl e auspichiamo sia più larga possibile. Credo esistano spazi”. Per il capogruppo dem “è arrivata l’ora di smetterla con l’argomento secondo il quale questo sarebbe un provvedimento diretto alle forze di polizia. Non è così, il ddl riguarda chiunque. Dobbiamo garantire al nostro Paese che verrà approvato presto, prima della pausa estiva. È un impegno che voglio prendere e che intendo rispettare”, conclude.

La sinistra attacca ritwittando un post di Renzi. La sinistra ha attaccato il premier riportando alla memoria un botta e risposta su twitter tra Renzi, da una parte. E Luca Casarini, leader no-global ai tempi del G8 di Genova, dall’altra. Era l’8 aprile 2015, Casarini, rivolto a Renzi, scrisse: “Noto che per la condanna dell’Italia per tortura alla Diaz non dici nulla, come mai? “Matteo Renzi allora rispose. “Quel che dobbiamo dire lo dobbiamo dire con il resto (testuale, ndr) di tortura in Parlamento. Questa è la risposta di chi rappresenta un Paese”. Fratoianni, ieri, richiamando alla memoria quello scambio Renzi-Casarini, ha chiamato ancora in causa il premier: “Il Senato rinvia su proposta destra, con ok Pd. Renzi: al di là di promesse, non dici niente?”

I casi. Se il reato fosse stato in vigore, sarebbe certamente stato contestato nei casi di Cucchi,Uva e Aldrovandi, tre cittadini morti dopo essere stati arrestati, picchiati e sottoposti a numerose violenze per più giorni da parte delle forze dell’ordine. Ma soprattutto per le violenze alla Diaz durante il G8.

Strasburgo: “Alla Diaz fu tortura”. Quanto compiuto dalle forze dell’ordine italiane nell‘irruzione alla Diaz il 21 luglio 2001 “deve essere qualificato come tortura”. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia non solo per il pestaggio subìto da uno dei manifestanti (l’autore del ricorso) durante il G8 di Genova , ma anche perché non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura; un vuoto legislativo che ha consentito ai colpevoli di restare impuniti. “Questo risultato – scrivono i giudici – non è imputabile agli indugi o alla negligenza della magistratura, ma alla legislazione penale italiana che non permette di sanzionare gli atti di tortura e di prevenirne altri”.

Mazzetti, Ugl: “Poliziotti esposti a denunce strumentali”. Il segretario nazionale dell’Ugl-Polizia, Valter Mazzetti, commenta positivamente il rinvio del ddl. “Il testo, se non viene emendato – spiega – rischia di esporre i poliziotti a denunce strumentali e, cosa ancor più grave, di far collassare il sistema di sicurezza e prevenzione in Italia. Auspichiamo che la nuova legge sia preceduta dalla definizione di rigidi protocolli operativi per il corretto esercizio della forza”.

Nuovi equilibri politici. Il dibattito sul ddl tortura sta delineando nuovi equilibri politici. Se Matteo Salvini, segretario della Lega, esulta (“Abbiamo bloccato Renzi e il Pd, che avrebbero voluto complicare la vita agli uomini in divisa. Noi stiamo con chi ci difende!”), Angelino Alfano, ministro dell’Interno, e leader di Ncd, non si dispiace. “Molto saggia la decisione del Senato – dice – e non perché siamo contrari alla introduzione del reato, ma perché non possono esserci equivoci sull’uso legittimo della forza da parte delle forze di Polizia”.

Prescrizione verso l’accordo.  Stop ai termini di prescrizione dalla pronuncia del dispositivo di condanna in primo grado o dal termine di deposito della sentenza indicato nello stesso. E quanto ai tempi dei processi: diciotto mesi fra il giudizio di primo grado e l’appello, un altro anno e mezzo fra l’appello e la Corte di Cassazione. È questo il punto di caduta a cui si sta lavorando e su cui potrebbero trovare l’accordo al Senato, sulla prescrizione, Pd e Ncd. Non solo: aumento del tempo della prescrizione per alcuni reati contro la Pubblica Amministrazione, fra cui la corruzione, ma non più riformando l’articolo 157 del codice penale perchè il riferimento diventerebbe il 161, che disciplina la sospensione della prescrizione e gli atti che ne interrompono il decorso.

Orlando: “Intesa a portata di mano”. Sulle modifiche della prescrizione, ha ribadito il Guardasigilli, Andrea Orlando, “penso che la discussione sia davvero a buon punto, siamo arrivati nel procinto di una votazione su questo tema e mi pare che la possibilità di arrivare a un’intesa sia davvero a portata di mano”.