Fino a 400 euro al mese per le donne vittime di violenza che sono seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali.

È tra le forme di violenza sulle donne più subdole da stanare eppure tra le più diffuse. Svuota le tasche delle vittime, le lascia spesso senza occupazione e diminuisce le loro chance di allontanarsi da un rapporto di sopruso.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza alle donne, ha definito la loro tutela come una «priorità assoluta» per il governo.

Tale misura è stata istituita con il Decreto Legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto Decreto Rilancio, poi convertito nella Legge 17 luglio 2020, n. 77) su proposta del Ministero delle Pari Opportunità e del Ministero del Lavoro. Il reddito di libertà ha come scopo, inoltre, quello di contenere i gravi effetti economici provocati dall’emergenza da Covid-19 per le donne vittime di violenza e in condizioni di povertà.

COME FUNZIONA

Il reddito di libertà può essere richiesto direttamente all’INPS dalle interessate per un importo di 400 euro su base mensile per un massimo di 12 mesi. È riconosciuto ed erogato principalmente con lo scopo di garantire le spese per assicurare alle donne vittime di violenza e in difficoltà economiche:

  • autonomia abitativa;
  • percorso scolastico e formativo per i figli o le figlie minori;
  • per riacquisire un’autonomia personale a seguito di episodi di violenza.

I fondi saranno erogati agli enti locali, ovvero i Comuni per conto delle singole Regioni.