“Le risorse per il rinnovo del contratto per le forze dell’ordine sono insufficienti, bisogna agire sulla fiscalita’ detassando tredicesima ed indennita’ di polizia“.
No non é un errore, é il richiamo a quella che fu la nostra posizione alla vigilia dell’apertura delle trattative per il rinnovo del contratto delle forze dell’ordine, presso il Ministero della Funzione Pubblica.
Era il 15 settembre 2009.
L’Ugl Polizia di Stato chiedeva allora al governo di prevedere un riconoscimento economico della specificita’ della nostra professione oltre che la detassazione delle indennita’ di polizia (che sono legate ai disagi propri della nostra attivita’) e la riduzione della tassazione sulle tredicesime.
Sembra assurdo ma dopo sei anni di blocco degli aumenti contrattuali che ha comportato un notevole arretramento economico ( 9% del potere di acquisto) per una categoria che proveniva già da condizioni di estrema difficoltà, lo scenario non solo non é cambiato, ma addirittura peggiorato.
Cosa più grave tutto ciò accade nel momento in cui il sistema paese punta tutto sul rilancio di modelli sociali più marcatamente improntati al rispetto della legalità in un contesto segnato da preoccupanti e diffusi “processi di soccombenza” dell’economia legale a fronte di un’economia incentrata sulla corruzione e sul malaffare.
Investire in Sicurezza significa ovviamente investire sugli uomini e donne chiamati a garantirla. Come ? Intervenendo contrattualmente sul trattamento economico degli operatori delle forze di Polizia facendo leva sui principi di “specificità” sanciti da un’apposita legge già in vigore.
Se parliamo in questo modo, non é perché ignoriamo la grave crisi che ha attraversato questo Paese e non poteva non ricadere anche su di noi.
Tutto ciò é però avvenuto con una drastica riduzione di risorse, mezzi, infrastrutture ed organici.
Tutti avevamo compreso che questa crisi non fosse passeggera e per superarla definitivamente servivano riforme strutturali.
Mossi dal senso del pragmatismo e della concretezza e sapendo quanto le nostre donne ed i nostri uomini stanno soffrendo in termini di impegno, sforzi e mancati riconoscimenti economici, pur di recuperare la dignità che il nostro lavoro merita ci siamo detti disposti a tutto.
Finanche abbracciare come soluzione estrema quella di gridare “Basta tagli: unire le forze di Polizia, per garantire sicurezza”.
Con un pizzico di esperienza sappiamo che le uniche risorse vere potevano e possono arrivare dai risparmi.
Ed allora ok al riordino del sistema con l’unificazione delle forze di Polizia, mediante il superamento o attualizzazione della 121/81che ha operato una distinzione generalista tra due corpi. Ci eravamo detti, non con dispiacere, che “Questa riforma strutturale non fosse più procrastinabile ed avrebbe consentito di realizzare risparmi immediati, da reinvestire nel comparto della sicurezza e per il necessario adeguamento dei trattamenti stipendiali.
La legge Madia poteva e può diventare lo strumento.
Gridavamo tutto ciò perché sappiamo che é utopia pensare che le dinamiche salariali e contrattuali ripartano con le stesse regole del 2010, non ci sono le risorse nè le prospettive.
Tutto ciò é possibile, come detto, solo con la diminuzione dei costi, ne per chi, come noi del comparto sicurezza e difesa, non ha potere contrattuale di primo e, soprattutto, di secondo livello, la cosa è semplicemente impossibile.
Ecco allora che questa volta non si tratta di una semplice mobilitazione. É l’occasione giusta, forse l’ultima, per decidere quale sarà il futuro dei lavoratori delle forze dell’ordine
Pubblici dipendenti?! Senza nessuna valorizzazione del ruolo e della specificità?!
Settore speciale all’interno del Pubblico impiego così come magistrati, diplomatici e professori universitari, come peraltro previsto della legge?!
Ormai sono troppi anni che lo denunciamo: la gestione della sicurezza rischia il collasso, sempre meno persone, malpagate, mal vestite, senza un chiaro status sociale e private di ogni forma di partecipazione.
Tutto ciò é sicuramente non conseguente ad un’emergenza ma a scelte politiche miopi che ricadono, ora in modo irrecuperabile sui cittadini.
I decreti delegati della riforma Madia e gli stanziamenti per i rinnovi contrattuali potevano restituire la dignità e serenità perduta alle donne ed agli uomini in divisa.
Questo avremmo voluto leggere nella legge di stabilità; uno stanziamento congruo di risorse per cominciare da subito, dal prossimo rinnovo contrattuale, a dare concretezza ad un nuovo modello di sicurezza che concorresse a disegnare un nuovo modello di “sistema Paese”.
Purtroppo così non è.
Ecco perché non sarà una semplice mobilitazione!!!
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