Ci siamo, siamo alle bozze dei decreti delegati che dovranno consegnare l’ennesima delle riforme “epocali” della Pubblica Amministrazione.
Tentare il cambiamento che tutti ci aspettiamo é forse veramente troppo difficile, ma vorrei cercare di descrivere per quale motivo questa riforma così come quelle che inseguiamo da circa venti anni, parte da errori di fondo che arriveranno inevitabilmente al mancato raggiungimento del risultato.
I temi sono sempre gli stessi temi: la digitalizzazione, maggiore trasparenza, rafforzamento del raccordo tra amministrazioni, accorpamento degli uffici, licenziabilità della dirigenza pubblica, strumenti di valutazione del personale, razionalizzazione.
Ma la matrice condivisibile di tutti i temi é: risparmi o diminuzioni di spesa.
La complessità ed ambizione della riforma si evince anche dal numero di deleghe legislative previste: ben 15.
Ma andiamo a noi, ed alla nostra posizione: la riforma nel settore della pubblica sicurezza ed in particolare, agli effetti che da quanto illustrato nella bozza prevederebbero un arretramento dello stato in periferia con accorpamento di prefetture e questure senza significativa apparente riduzione di spesa, poiché la voce principale di spesa pubblica quella connessa al personale rimarrebbe invariata.
Ciò che invece di fatto sicuramente si avrebbe é una minor tutela in termini di sicurezza e legalità sopratutto in termini di percezione e vicinanza ai cittadini.
Una moto da sfatare: é che la riforma sia a costo zero. Purtroppo non é così e non lo é sopratutto per le donne e gli uomini delle forze dell’ordine e del comparto sicurezza e difesa.
Tra le molte ambizioni della riforma anche quella tanto attesa sul riordino delle carriere. Purtroppo é bene ricordare che su questo fronte noi abbiamo già pagato (circa 770 milioni di euro) , soldi stanziati per il riordino e impegnati per compensare l’illegittimo blocco stipendiale.
E come non citare ancora, la beffa connessa alla mancata attivazione della previdenza complementare, che comporterà un danno futuro importante per i nostri trattamenti pensionistici.
In ultimo essendo prossimi al documento di programmazione economica e finanziario é molto probabile che arriveremmo all’avvio del rinnovo del contratto di lavoro con risorse inesistenti e ben lontane da quei 65/70 euro in media dell’ultimo rinnovo contrattuale.
Ma c’é di più: cosa risponderemo a tutti quei colleghi che hanno una legittima aspettativa e forse stanno per maturare il diritto alla mobilità in quelle sedi che andremo ad accorpare ed ai colleghi che attualmente ci prestano servizio.
Francamente non siamo ostili al cambiamento e lo abbiamo manifestato in più occasioni, ed in ogni modo. Questa era l’occasione giusta ed il momento propizio per unificare le forze di polizia, per procedere ai risparmi sperati, per dare al paese un diverso e più efficiente modello di sicurezza, che passasse anche attraverso l’unificazione Polizia penitenziaria del Corpo Forestale alla polizia di stato.
Fra le speranze riformiste come non citare poi una rivisitazione della legge 121 rivolta sopratutto ad una migliore partecipazione dei poliziotti alla vita sociale; una ridefinizione del regolamento di disciplina accompagnato da un diverso assetto regolamentare per un nuovo ed unico corpo di polizia civile, più vicino e sempre più prossimo e partecipe dei bisogni dei cittadini.
Tutto questo é quello che abbiamo posto a base delle nostre rivendicazioni nel corso degli ultimi anni, giungendo sino ad indirizzare singole cartoline di richiesta di riconoscimento sociale da parte degli operatori di polizia alla più alta carica dello Stato. Così come abbiamo in tempi non sospetti rivendicato ad ogni esecutivo ed in beata solitudine l’esigenza di una diversa fiscalità, basata non più sul singolo ma sui carichi famigliari c.d, quoziente familiare.
Oggi il risultato é sotto gli occhi di tutti: si dice che siamo un paese che non riesce più a immaginare il futuro, ma forse il vero problema è che abbiamo perso di vista il passato, che ha visto troppe persone sacrificarsi per ideali di libertà e giustizia, inutile dire che molti, tanti, troppi di questi erano appartenenti alle forze dell’ordine ed alla Polizia di Stato. Proprio nel loro insegnamento lottiamo giornalmente per una Polizia migliore. Da soli non possiamo farcela, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutte le forze sane del paese per costruire il futuro che immaginiamo e che purtroppo sembra non passerà neppure per l’ennesima paventata riforma.
Spero di sbagliare.
Il Segretario Generale UGL Polizia di Stato – Valter Mazzetti
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