Il Segretario Generale

EDITORIALE

… A furia di parlare alla pancia del Paese …..

Assistiamo, oramai da mesi, a un volgare e pericoloso imbarbarimento del dibattito politico
e mediatico in materia di sicurezza interna e immigrazione, che ha alimentato l’attitudine di molti a
“spararle sempre più grosse”.
Si susseguono allarmi su invasioni imminenti ad opera di migliaia di disperati provenienti
dall’Africa e non solo, e nessuno pare prestare sufficiente attenzione alle cifre fornite dal Ministero
dell’Interno che, invece, segnalano una portentosa inversione di tendenza rispetto al recente passato.
Si alimentano paure e rancori tra i cittadini per biechi interessi di parte.
Ministri, politologi, giornalisti, opinionisti dell’ultima ora e sindacalisti o pseudo tali, si
affannano a parlare alla “pancia del Paese”, quando ci sarebbe bisogno di parlare alla testa e al
cuore di ciascuno di noi.
Si attacca l’intero ordine Giudiziario quando una sentenza non ci è gradita e si parla a ruota
libera, con frasari da trivio e una violenza (al momento solo verbale) di cui non si fa fatica ad
intravedere le degenerazioni.
Si invoca alla rinfusa – e senza criterio – una sorta di tolleranza zero, quando basterebbe
dotare le forze di polizia di strumenti idonei, a partire dal Taser, passando per i giubbetti
“sottocamicia” e finendo con le divise operative ancora in distribuzione, solo per fare alcuni esempi
concreti.
Ragionando in “punto di diritto”, poi, andrebbero riviste alcune norme del nostro codice
penale e, per restare all’attualità, del Decreto sicurezza bis.
Noi della FSP Polizia di Stato lo abbiamo fatto. Proponendo modifiche ben ponderate e
armonizzate tra loro, perfettamente attagliate alla grande civiltà giuridica che è propria del nostro
Paese e, ci sia consentito di dirlo, anche efficaci.
In altre parole, quando fuori infuria la tempesta politica e mediatica perfetta, buona solo per
alimentare bassi interessi bottegai, qualche migliaia di like o pochi decimi di share, noi non
abbiamo mai urlato alla luna né abbiamo alimentato il “circo Barnum” delle paure e dell’ipocrisia.
I poliziotti della FSP Polizia di Stato, rispettando appieno il proprio giuramento di fedeltà
alla Repubblica e il mandato sindacale ricevuto dai loro colleghi, hanno continuato ad onorare la
divisa, a proporre le modifiche normative più urgenti e a richiedere gli interventi più immediati per
potenziare la capacità di analisi e di risposta ai bisogni di sicurezza che ci pervengono dai cittadini.
E ci pare significativo che mentre alcuni politici, alcuni rappresentanti del governo ed
opinion leader si abbandonano a chiacchiere da “bar dello sport”, una delle cose più sensate a
proposito dell’efferato omicidio del Brigadiere Mario Cerciello Rega le abbia dette, qualche giorno
fa, un giovane attore comico italiano, figlio di un carabiniere: “Sono figlio di un carabiniere, un
abbraccio immenso a chi soffre. Spero che l’assassino di stanotte sia arrestato, processato in tempi
brevi, che gli sia assicurata una difesa, che venga giudicato secondo la legge, che sconti la sua pena
in un carcere e non in una topaia”.
La nostra scelta, di forma e di sostanza, va proprio in questa direzione, rifugge da un  sindacalismo urlato ad esclusivo appagamento delle pance e ci fa propendere, da sempre, per un
impegno maturo e responsabile, ispirato anzitutto ai sani valori della fatica e del rispetto e nel solco  della nostra più solida tradizione democratica, che fa invece affidamento sulla capacità di sollecitare
“testa e cuore”