Il sentimento di rabbia, indignazione e sconcerto verso questo estremo disumano e vile gesto di terrore, non é, e non può essere, sufficiente ad esprimere il dolore che noi tutti proviamo per le povere ed indifese vittime francesi.

 

Il nostro primo pensiero oggi é a loro, a quelle vite umiliate e spezzate da assassini senza pietà.
É guerra, una guerra più complessa e difficile di quelle nelle quali il nemico da combattere é al tuo cospetto ed individuabile. É la guerra del terrore contro le libertà.

 

Due cose su tutte lasciano il segno: la reazione mostrata, con la forza del coraggio, dai francesi che uscendo dallo stadio cantano la marsigliese e l’altra, da dimostrare e nella quale ora tutti ripongono fiducia, é la risposta dello Stato.

 

Stato di emergenza nazionale contro una capacità strategica di pianificazione e di attacco ormai in grado di incutere la peggiore delle emozioni: la paura!
Roma come Parigi, l’Italia come la Francia, l’Europa unita.
Lasciando un attimo l’emotività il richiamo alla nostra situazione é assolutamente logico e naturale oltre che doveroso alla vigilia del Giubileo.

 

Oggi siamo tutti Francesi,  come prima siamo stati tutti Charlie Hebdo e ancora prima tutti Inglesi, tutti Spagnoli, tutti Americani. Ma oggi che inevitabilmente il richiamo è alla sicurezza del nostro Paese, emerge chiaro come ognuno debba fare più di ciò che ha fatto sinora. Ed una cosa deve essere chiara: chi oggi ha responsabilità e il potere di intervento e non comprende la situazione, se dovesse mai accadere qualcosa sarà complice!

 

Il terrorismo si combatte con la prevenzione e la prevenzione si fa nei momenti di calma. È quello il momento in cui si reperiscono informazioni di modo che quando dovesse accadere qualcosa, o sta per verificarsi, si sa come impedirla o affrontarla. Ma se a “bocce ferme” chi in questo Paese ha il potere/dovere di tutelare le libertà dei cittadini abbassa il livello di interesse e taglia risorse e professionalità anche in un settore così strategico cone la sicurezza, quando si commettono azioni così truci in spregio dell umanità il massimo che potremo fare sarà seguire i telegiornali. 
In seguito faremo ogni ragionamento politico, adesso é l’ora delle scelte chiare.

 

Un pensiero politico che ormai in Italia imperversa da più di 10 anni ed è stato posto in essere da tutti i governi succedutisi é quello di considerare le spese della sicurezza un costo, uno spreco da tagliare e non una risorsa permanente su cui investire. Effetto: riduzione delle difese e alleggerimento (quasi annullamento) del controllo del territorio, invecchiamento importante del personale e demotivazione.

 

Da troppo tempo lo denunciamo (leggi inadeguate; equipaggiamento, infrastrutture e dotazioni non sufficienti; mancanza di formazione ed adeguato addestramento) la cosa fondamentale è lo spirito motivazionale degli operatori della sicurezza, elemento sul quale é assolutamente indispensabile investire.

 

E nel momento delle scelte e con la massima allerta cosa facciamo: nulla.

 

Chiusura ed eliminazione di interi settori delle forze di Polizia, smembramento di corpi di polizia senza alcun concreto miglioramento, propaganda di riorganizzazione delle forze di Polizia (legge Madia), senza visione ne strategia, ma sopratutto senza proiezione di ottimizzazione e risparmio.

 

I rischi sono troppo alti rispetto alle disponibilità. Ognuno si assuma le proprie responsabilità.

 

Basta blandire la pace e la sicurezza come valori nei quali poi nessuno investe, se non solo chi indossa un’uniforme correndo rischi individuali.
Ne siamo tutti convinti é una guerra difficile che si vince tutti insieme: fondamentale il coraggio dei cittadini che cantano il loro inno e la loro voglia di libertà, ma non può non partire da chi é chiamato a difendere lo Stato, le libertà e a non indietreggiare di fronte a nulla. 

 

E, intanto, l’8 dicembre inizierà il Giubileo che sarà un forzato richiamo per il nemico della pace, dell’ordine civile e dell’umanità.

Valter Mazzetti