Corrierediragusa.it – «Medici Senza Frontiere» annuncia la sua fuoriuscita dal Centro di prima accoglienza e soccorso del porto di Pozzallo e la chiusura del progetto di supporto psicologico nei Centri di Accoglienza Straordinaria del territorio ibleo. L’organizzazione medico umanitaria ha assunto questa drastica decisione con la chiusura del 2015 in quanto «Non ci sono le garanzie minime per una collaborazione efficace». «Nonostante le nostre richieste, persistono le condizioni precarie e poco dignitose in cui vengono accolti migranti e rifugiati appena sbarcati, quali sovraffollamento, scarsa informazione legale e tutela dei diritti – si legge nella nota di Msf – e di conseguenza, in queste condizioni, la nostra capacità di offrire una risposta efficace ai bisogni medici e psicologici delle persone vulnerabili, come le donne incinte, i minori e le vittime di tortura, è estremamente limitata». 

Nell´ultimo anno, informa la nota dei medici umanitari, oltre 150 mila persone sono arrivate in Italia via mare, di cui circa 15 mila sono sbarcate nel porto di Pozzallo, dove l´equipe medica di Msf, composta da medici, infermieri, psicologi e mediatori culturali, ha supportato l’Asp 7 per attività di screening sanitario al momento dell´arrivo degli ospiti e servizio medico 24 ore su 24 nel Centro di prima accoglienza e soccorso di Pozzallo. Da febbraio 2015 sono state effettuate oltre 3 mila consultazioni mediche e oltre 800 consultazioni di supporto psicologico e assistenza a vittime di eventi traumatici. 

«Proprio mentre il centro di Pozzallo si appresta a diventare un hotspot – chiude la nota di Msf – siamo estremamente preoccupati che si trasformi nel modello della prima accoglienza in Italia, un modello che riteniamo del tutto inadeguato». L’organizzazione medico umanitaria continuerà dunque le sue attività di supporto a rifugiati e migranti in Italia in vari progetti a Trapani, Catania, Roma e Gorizia.

UGL POLIZIA DI STATO: “SI PENSI ANCHE A CHI RESTA E NON ABBANDONA”
“Si pensi anche a chi non può permettersi di abbandonare il centro”: comincia così la nota di Ugl Polizia di Stato si quanto sta accadendo al centro di prima accoglienza del porto di Pozzallo a causa delle persistenti condizioni di precarietà e sovraffollamento, alla scarsa informazione legale e alla tutela dei diritti riservate alle persone vulnerabili ivi ospitate. “Riteniamo necessario sottolineare che ci sono lavoratori di polizia che non hanno possibilità di scegliere se prestare o no la propria opera oppure andarsene – si legge nella nota Ugl a firma del poliziotto e sindacalista Vincenzo Cavallo -e sono quindi costretti a rimanere a lavorare in ambienti ed in condizioni a dir poco preoccupanti.

Tale drammatica realtà, si scontra a ben vedere con le euforiche ed ottimistiche comunicazioni del ministro Alfano, che con toni trionfalistici afferma ad ogni pié sospinto, il grande lavoro di aiuto, prevenzione e repressione svolto dagli operatori di Polizia nei centri di accoglienza.
Esiste un´altra realtà, quella che si vuole volutamente ignorare, ma di fronte alla quale, oggi i medici senza frontiere ci pongono con la loro scelta, le condizioni di vita e lavoro nei centri. Medici senza frontiere, infatti, lascia Pozzallo ma evidenzia la volontà di continuare a partecipare in Italia in vari progetti a Trapani, Catania, Roma e Gorizia, ma insiste nel chiedere il rispetto di condizioni adeguate di accoglienza e per l´adozione di un modello che presti maggiore attenzione alle esigenze dei soggetti più vulnerabili. Quelle stesse esigenze – continua Cavallo – le sollecitiamo oggi pure noi , per gli operatori della sicurezza impegnati in quel lavoro di frontiera che non hanno possibilità di andarsene. Il grido é rispetto per la sicurezza sui luoghi di lavoro, e la storia difficile dei centri di accoglienza ci consente anche di allargare lo scenario alle preoccupanti condizioni igieniche sanitarie di molte caserme e questure di Polizia. Il ministro – chiude la nota di Ugl – ricordi anche questo, ma questa é un´altra storia, fa poca notizia ed interessa a pochi: fra quelli ci siamo noi”.

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