É sicuramente un momento cruciale. Lo è perché sappiamo che di fronte ai fatti, drammatici, che stiamo vivendo e che sconvolgono le nostre coscienze ed il nostro senso della vita, nulla potrà essere come prima.

Non potrà esserlo perché al di là degli slogan per arginare la paura e diffondere un senso di sicurezza, molti pensano legittimamente l’esatto opposto, quella frase, che mai e poi mai, vorremmo pronunciare ai nostri figli: io ho paura.

Al cospetto della paura, molto spesso ci siamo noi: chi indossa un’uniforme.

Oggi per noi, ma in generale per tutti, è il momento delle scelte. Decidere se fare di più con meno risorse, o rendere concretamente fattibile un maggior sforzo per la sicurezza delle libertà con investimenti a ciò deputati.

Siamo ancora in tempo per decidere nella legge di stabilità se investire e come sulle forze di polizia. Risorse per migliorare l’efficienza e l’azione di contrasto verso chi attenta alle nostre libertà civili, ma risorse anche per riordinare le carriere e le funzioni e incrementare in modo appropriato il trattamento retributivo con un giusto rinnovo del contratto di lavoro. Lo stiamo spiegando e sostenendo a gran voce a tutti i Capi gruppo e parti politiche che senza sosta e senza distinzione stiamo incontrando in questi giorni.

Ma oggi non trovo parole migliori per descrivere il nostro stato d’animo che condividere con voi un Post messo su Facebook, da un bravo poliziotto, oltre che capace sindacalista. Nelle sue chiare parole credo che ci sia quello che ognuno di noi pensa. É descritta in modo emblematico la motivazione ed al contempo la frustrazione, per un paese che sembra aver smesso di credere che incoraggiare i suoi uomini in uniforme sia il primo dovere di uno Stato.

Un grazie, quindi, a Rocco Campochiaro e come dice lui: è tempo di credere per davvero, e tutti insieme, che questo paese possa rinascere dal senso di legalità e sicurezza.

Valter Mazzetti

 

La lettera di Campochiaro al Presidente del Consiglio