L’autorevolezza della funzione e la Dignità del Dovere

Care Colleghe, Cari Colleghi,

è con un senso di profonda amarezza e un’inevitabile indignazione che dobbiamo, ancora una volta, intervenire laddove l’ennesima delirante e forse “scenica” trovata profila una nuova assurda aggressione alla funzione, e con essa all’onore, della Polizia di Stato.

“Police Abolition” l’evento organizzato dal centro sociale Foa Boccaccio a Monza, dove si dovrebbe illustrare come ‘istituire una società senza la polizia’ ha tutte le caratteristiche dell’assurdo perché, se pur si volesse escludere l’ipotesi della dichiarata pura avversione per una delle Istituzioni più amate dagli italiani, rimarrebbe comunque la visione totalmente miope e “ignorante” rispetto all’impossibilità, purtroppo, che la democrazia possa sopravvivere se venisse meno una delle colonne su cui poggia.

La verità è che queste boutade travestite da “disegni politici all’avanguardia” sono solo l’espressione del vuoto assoluto che riempie di sé personaggi in cerca di visibilità che non sono in grado per fornire contributi culturalmente e politicamente significativi. Personaggi che reputiamo alquanto miseri sul piano socio.politico, e che si sforzano di contestare senza riuscirci l’autorevolezza della funzione di un’Istituzione che è un vanto per i Paese, senza avere alcun valido strumento o argomento.

E allora largo a questa specie di “eresie” che, in verità, meriterebbero solamente di essere sepolte sotto la coltre del silenzio e dell’indifferenza. E se poi credessimo che c’è una parvenza di buona fede dietro a tutto questo diremmo che sì, magari fosse possibile un mondo dove non serve la Polizia, ma sfortunatamente ne siamo lontani anni luce. Rimane infine l’eco di quel pericoloso pensiero sotteso a un’iniziativa così criticabile, un tarlo fastidioso che perpetua un’idea strisciante: la Polizia è qualcosa da abbattere, da spazzare via, da abolire. E questo ci impone di intervenire perché non solo siamo di fronte a un intollerabile insulto per chi indossa quotidianamente l’uniforme con grande e generoso sacrificio, ma anche ad un attacco alla struttura stessa del nostro Stato di Diritto e alla quiete sociale che con tanta fatica sono le divise a preservare.

Tanta sfrontatezza nel dichiarare una strabordante insofferenza nei confronti della Polizia scopre il fianco a un’altra insuperabile censura, dovuta al fatto che questi brillanti politologi se ne fregano bellamente dei diritti di coloro i quali sono invece il primo pensiero di donne e uomini della Polizia. Vittime indifese di ogni tipo di violenza, o difficoltà, o solitudine, che trovano nella Polizia di Stato l’aiuto di cui hanno bisogno.

Sono i poliziotti a garantire il rispetto della legge, a tutelare i più vulnerabili, a contrastare la criminalità organizzata e diffusa, a rispondere alle chiamate di soccorso in ogni angolo del Paese, dai crimini più efferati alle estorsioni silenziose, dagli abusi sui minori alle calamità naturali. Le critiche, spesso strumentali e basate su episodi decontestualizzati, non possono in alcun modo offuscare il valore inestimabile dell’impegno di migliaia di poliziotti. Non siamo noi il problema; piuttosto, siamo l’argine indispensabile contro le derive di una società complessa, spesso afflitta da problematiche ben più profonde di quelle che ci vengono superficialmente attribuite.

Ecco allora che certe incursioni ideologiche e avventate, pur non meritando una reale azione di confronto nel merito, necessitano però di una presa di posizione chiara e determinata, soprattutto da parte di una classe politica che chiamiamo ad esprimersi senza mezze misure. Non è più tempo per tatticismi o per calcoli di convenienza elettorale. Attaccare le forze dell’ordine significa minare le basi stesse della legalità, della sicurezza dei cittadini e, in ultima analisi, della democrazia.

Chiediamo allora con forza a chi ha la responsabilità di guidare il Paese di intraprendere azioni concrete anche di fronte a queste continue campagne di odio e delegittimazione contro coloro che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per la comunità, mettendo contemporaneamente in campo ogni iniziativa per rafforzare l’operatività e garantire che i nostri agenti possano svolgere il loro dovere con la serenità di chi sa di essere pienamente supportato dalle proprie Istituzioni.

La Polizia di Stato non chiede privilegi, ma il rispetto dovuto a chi serve lo Stato. I poliziotti non cercano elogi superflui, ma la comprensione e il sostegno che derivano dalla consapevolezza del proprio ruolo. Non sia consentito ad alcuno di infangare il nostro operato, di mettere in discussione la nostra presenza, di contestare la nostra missione: servire e proteggere. Tutti, anche i componenti del centro sociale Foa Boccaccio.