“Il Giornale” – Nuovavenezia.it Un 30enne georgiano con numerosi precedenti per furto viene portato a Roma ma il medico responsabile del Cie lo respinge perché malato. Ora l’uomo è libero

Un rimpatrio coatto diventa un viaggio premio fino a Roma per un pregiudicato con cinque pagine di precedenti per furti in appartamento. È quanto successo giovedì scorso con un georgiano fermato dagli agenti del commissariato di Mestre, che dopo un viaggio in aereo si è ritrovato libero. Scorta, biglietti di andata e ritorno e diaria per il viaggio, la trasferta è costata alle casse dello Stato quasi duemila euro.

I poliziotti del commissariato hanno lavorato almeno due giorni per intercettare il 30enne georgiano specialista di furti negli appartamenti. Per i poliziotti di via Ca’ Rossa è uno dei predoni che da tempo si sono resi protagonisti di vere e proprie razzie. Alla fine l’uomo viene intercettato. Non è in regola con i permessi. Socialmente è pericolo e lo bloccano.

Lo portano in Questura a Marghera dove viene preparato tutto per bene per portarlo a casa, in Georgia. Un’espulsione coatta per uno straniero con cinque pagine di precedenti. Quasi tutto è pronto quando dal ministero dell’Interno arriva l’alt. Infatti il 23 febbraio, cioè oggi, parte da Roma un aereo con tutti georgiani da rimpatriare. Stranieri irregolari e con precedenti che l’Italia rispedisce a casa.

Bisogna portarlo a Roma, al centro di accoglienza in attesa del volo. Viene trovato il posto al Cie. Ma c’è un problema. Il georgiano fermato a Mestre ha l’epatite B. Prima di organizzare il viaggio a Roma viene chiesto il parere del medico della polizia sulla possibilità che lo straniero, con questa patologia, possa essere ospitato al Cie. Il medico dice che non c’è problema.

Giovedì alle 5.30, tre poliziotti prendono in consegna lo straniero e tutti e quattro vanno all’aeroporto Marco Polo per imbarcarsi su un volo Alitalia, destinazione Roma. Ad attenderli a Fiumicino altri agenti che assieme ai tre di Venezia portano l’indesiderato al Cie. Ma qui non lo vogliono.

Il medico responsabile da un punto di vista sanitario del centro sostiene che non può essere ospitato nella struttura per la patologia di cui soffre. Dopo un lungo tira e molla i poliziotti hanno dovuto lasciare libero il predone. I tre agenti hanno fatto rientro in questura a mezzanotte. Costo della “gita”: circa 2000 euro. Dice Mauro Armelao, segretario regionale dell’Ugl Polizia: «Ennesima dimostrazione che in Italia non vi è certezza su nulla. È inutile lavorare in questo modo: rischio per i colleghi di essere contagiati e nessuno risultato. Ci vogliono dei Cie predisposti ad accogliere persone in attesa di espulsione con problematiche sanitarie. Ma come ripeto in Italia non funzionano bene le cose e noi forze dell’ordine ci sentiamo sempre più impotenti e presi in giro. Così non si raggiungono i risultati che si attendono i cittadini che pagano le tasse».