Di seguito l’articolo a firma del nostro Segretario Regionale del Veneto, Mauro Armelao, sul quotidiano la Nuova Venezia:

Leggiamo con disappunto quella che può sembrare una replica a un nostro doveroso intervento seguito al ferimento di due colleghi accoltellati da un uomo che si era barricato in casa per sottrarsi a un Tso.

Diciamo “può sembrare” perché l’intervento di Anna Poma e Gianfranco Rizzetto è completamente “fuori fuoco” rispetto a quanto noi abbiamo legittimamente affermato in tema di procedure e dotazioni tese a garantire la sicurezza altrui come anche quella degli operatori indivisa.

Lungi, infatti, dall’averinvocato l’utilizzo del Taser per effettuare un intervento sanitario, è fin troppo chiaro il senso delle nostre parole quando abbiamo affermato che i colleghi devono essere messi in condizione di operare sempre e comunque con la massima sicurezza possibile. Ed è fin troppo chiaro anche che, se viene richiesto l’intervento delle Forze dell’ordine, ciò significa che ci si trova di fronte a un problema di ordine e sicurezza pubblica, e che se i certamente validissimi operatori sanitari sapessero e potessero fare da soli non ci sarebbe bisogno di noi.

Conseguenzialmente, se la professionalità ela competenza dei sanitari non è sufficiente a riportare a più miti atteggiamenti un soggetto evidentemente alterato e pericoloso, ci chiediamo, con quali strumenti da super eroi ci si aspetta che i poliziotti debbano invece farcela? Che un soggetto pericoloso debba essere neutralizzato, per non far
male a se stesso e agli altri, è addirittura ovvio. Certo, a meno che non si voglia affermare che i poliziotti debbano
lasciarsi squartare per il solo fatto di indossare la divisa.

Sel’idea è questa, allora è sbagliata.

I poliziotti sono professionisti della sicurezza e sanno perfettamente quando e come impiegare l’uso della forza. Diverso è il fatto che non abbiano gli strumenti adeguati per limitare al massimo i danni, e il Taser è appunto questo: è stato concepito per intervenire in situazioni ad alto rischio con le minori conseguenze possibili, e al di là di tutti i proclami dal sapore poco medico e molto politico, non ha niente a che fare conla dignità del soggetto con cui si deve interagire, ma piuttosto conla sicurezza sua e del personale in divisa.

Quella verificatasil’1 settembre a Chioggia era una situazione “ad alto rischio” senza dubbio alcuno, il 59enne in
questione era barricato in casa e armato di un coltello con lama di 19 centimetri, non di un mazzo di tulipani. Anche
se, a quanto pare, ai non addetti ai lavori sembrerà che l’Unità operativa di primo intervento si mobiliti perché i
colleghi non hanno nulla da fare.

Poma e Rizzetto si sono detti “sbalorditi” dal risalto avuto dal nostro intervento in difesa di due colleghi finiti in ospedale per essere ricuciti come stracci sbrindellati.
Certamente non sono rimasti sbalorditi quanto noi nel leggere che, secondo loro, i poliziotti sono degli incapaci
perché non sanno immobilizzare con la sola forza del pensiero un uomo alterato, armato, in pieno vigore e pronto
adammazzarli.

Con tutto il rispetto possibile, concludiamo tornando a chiedere con tutta la convinzione, che ci vengano forniti gli strumenti adatti perché questo scempio non debba più avvenire.